venerdì 10 dicembre 2010

Giacomo Balla

Giacomo Balla nacque a Torino il 18 luglio nel 1871 e scomparve a Roma il I Marzo 1958.
La formazione
Il padre chimico industriale era un appassionato fotografo dilettante. Sostanzialmente autodidatta nel 1891 Balla frequentò per un breve periodo un corso di disegno all'Accademia Albertina di Torino, dove conobbe Pilade Bertieri che lo presentò a Pellizza da Volpedo.
Parigi
Nel 1895 si trasferì a Roma, al seguito del pedagogista Alessandro Marcucci, fratello della futura moglie Elisa. Nel settembre 1900 Balla si recò a Parigi per visitare l'Exposition universelle e vi rimase parecchi mesi lavorando per l'illustratore Sergio Macchiati. Tornato in Italia divenne un solerte divulgatore delle tecniche divisioniste: tra gli allievi ebbe Severini, Boccioni e Sironi.
I suoi dipinti di ispirazione positivista combinavano temi umanitari con l'interesse scientifico per gli effetti della luce sia naturale che artificiale. Il soggetto del lavoro ritorna di frequente nella sua arte, acquistando talvolta sottintesi reverenziali, come nel trittico "La giornata dell'operaio".
Balla fu tra i firmatari del Manifesto dei pittori futuristi e del Manifesto tecnico della pittura futurista del 1910. Malgrado l'adesione alle tematiche moderne, fino al 1912 continuò a lavorare secondo uno stile di ispirazione divisionista, come in "Lampada ad arco" del 1909, un'opera documentata nel catalogo dell'esposizione futurista del 1912 alla Galerie Bernheim-Jeune di Parigi, dove in realtà non fu esposta. Fin dagli esordi l'interesse per la scienza, la cronofotografia di Etienne Jules Marey e il fotodinamismo di Anton Giulio Bragaglia indusse Balla a perseguire uno stile e un'idea di futurismo molto diversi da Boccioni.
Le opere futuriste della maturità come "Bambina che corre sul balcone" e "Le mani del violinista" del 1912, rivelano una nuova direzione di ricerca nella scomposizione del movimento in stadi successivi. Nello stesso anno incaricato di decorare la casa Lowenstein, Balla si recò a Dusseldorf dove avviò una serie di opere astratte, le "Compenetrazioni iridescenti" che riducevano gli effetti della luce e della velocità all'ermetica purezza delle forme geometriche. Le prime "Velocità astratte" immagini di automobili a forte velocità e di rondini in volo, comparvero alla fine del 1913.


Nel 1914 partecipò come attore e scenografo agli spettacoli teatrali di Francesco Cangiullo, dedicandosi alla composizione di "Parole in libertà". Nel 1915 insieme a Depero pubblicò il manifesto Ricostruzione futurista dell'universo, che auspicava all'applicazione dell'estetica futurista alla moda, all'arredamento e a ogni aspetto della vita moderna.Insieme produssero una serie di costruzioni, assolutamente non figurative, o "complessi plastici", di cartone, lamiera, seta e altri materiali di uso corrente. Tra il 1914 e il 1915 Balla compose il ciclo delle Manifestazioni interviste, in cui si rifletteva l'entusiasmo patriottico dei futuristi per l'entrata in guerra dell'Italia. Negli anni del conflitto mondiale il suo studio divenne un ritrovo di giovani artisti. Nel 1917 disegnò le scene per il balletto Feu d'artifice di Sergej Diaghilev con musica di Igor Stravinkij.
Si dedicò con passione crescente alle arti decorative, aprendo nel 1920 la sua casa di Nicolò Porpora per esibire la prima ambientazione a vivaci colori. Tra il 1921 e il 1922 progettò la decorazione del Bal Tic-Tac, una sala da ballo in stile futuristica, e nel 1925, con Depero e Prampolini, prese parte all'Exposition des arts décoratifs di Parigi; colpito dal padiglione russo di Rodchenko e El Lissitsky e dal padiglione de "L'Esprit Nouveau" di Le Corbusier, creò in seguito opere di ispirazione costruttivista quali "Numeri innamorati" del 1923, vicine anche alle immagini meccaniche di Ivo Pannaggi e Vinicio Paladini.

Per un breve periodo aderì al secondo futurismo di Filippo Tommaso Marinetti firmando il Manifesto dell'aeropittura nel 1929 e partecipando alla prima Mostra di aeropittura futurista a Roma nel 1931. Il suo stile era tuttavia ormai orientato verso una rappresentazione naturalistica, come apparve evidente in occasione della personale alla Società Amatori e Cultori di Roma nel 1929-30.
Alla fine degli anni Trenta Balla si dissociò dal futurismo nella convinzione che l'arte pura debba esprimere un realismo assoluto, senza il quale si cadrebbe in forme ornamentali e decorative. Nonostante un breve periodo di successo negli anni Cinquanta, in cui le sue opere futuriste furono apprezzate dalla generazione più giovane di pittori astratti, il gruppo "Origine" allestì una mostra dei suoi dipinti nel 1951, lo stile di Balla rimase figurativo fino alla morte.

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